SentieriSelvaggi<\/a><\/p>\n <\/p>\n
Il lavoro di Cattini a prima vista potrebbe\u00a0sembrare un classico esempio di \u201carte impegnata nel sociale\u201d con il fine di \u201csensibilizzare le coscienze\u201d. Esso\u00a0guarda, invece,\u00a0ben oltre facendoci scoprire un\u2019infanzia conquistata con la forza delle braccia e per la quale la comunicazione ha bisogno di tutti i sensi,\u00a0e, in trasparenza, un\u2019altra dove (spesso) la paura frena la principale conoscenza del mondo che \u00e8 quella, appunto, multisensoriale<\/p>\n
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Nella campagna modenese c\u2019\u00e8 un'isola! In quest\u2019isola (un vecchio casolare gestito dalle suore) piccolissimi bambini sordi (da tre anni fino ai primi anni dell\u2019et\u00e0 scolare) imparano ad interagire con il mondo, a rompere quel muro di silenzio che non deve coincidere con l\u2019incomunicabilit\u00e0, a costruire (spesso con la forza delle mani) quell\u2019universo di significato che sono le parole.<\/p>\n
Quello che colpisce maggiormente lo spettatore \u00e8 proprio la fisicit\u00e0 (e dunque lo sforzo che ne consegue) del percorso che \u00e8 richiesto a questi bambini piccolissimi. Ed, insieme allo sforzo, la disciplina: durissima, che ne consegue. Disciplina fatta innanzitutto di estenuanti ripetizioni di esercizi sfibranti. Ma anche, e soprattutto, di rinuncia agli affetti familiari (molti bimbi, s\u2019intuisce, non vedono i genitori anche per alcuni giorni) e di gestione di nuove dinamiche affettive dove spesso i pi\u00f9 grandi aiutano i pi\u00f9 piccoli, ma pu\u00f2 capitare, al contempo, che s\u2019inneschino processi conflittuali. Quello che ne risulta \u00e8 la rappresentazione di un mondo infantile lontano anni luce da quello che ormai caratterizza la nostra societ\u00e0. Un mondo, il nostro, in cui i bambini sono davvero isolati dentro una campana di vetro che, per assurdo, pu\u00f2 essere molto pi\u00f9 difficile da superare di un handicap fortemente limitante come quello della sordit\u00e0.<\/p>\n
Come si vede, il lavoro di Cattini che potrebbe, a prima vista, sembrare un classico esempio di \u201carte impegnata nel sociale\u201d con il fine di \u201csensibilizzare le coscienze\u201d, guarda ben oltre facendoci scoprire un\u2019infanzia conquistata con la forza delle braccia e per la quale la comunicazione ha bisogno di tutti i sensi, e, in trasparenza, un\u2019altra dove (spesso) la paura frena la principale conoscenza del mondo che \u00e8 quella, appunto, multisensoriale.<\/p>\n
Il lavoro di Cattini si giova, indubbiamente, dell\u2019esperienza fatta nel suo precedente corto \u201cIvan e Loriana\u201d, anch\u2019esso girato nella stessa scuola, tant\u2019\u00e8 vero che i due bambini sono ancora tra i protagonisti di \u201cL\u2019isola dei sordobimbi\u201d. \u00a0Di questo lavoro il documentario conserva importanti scelte di tipo narrativo come l\u2019assenza totale della voce fuoricampo e la contemporanea rinuncia alle interviste. Questo fa si che allo spettatore non venga concesso nessun timone, mentre lo si lascia\u00a0navigare a vista fra le immagini cariche (grazie, anche, ad una fotografia particolarmente satura) di una forte valenza espressiva.<\/p>\n
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Stralci da interviste varie<\/p>\n
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\u201cSono particolarmente incuriosito dal titolo del documentario. Un'isola pu\u00f2 essere al contempo luogo di separazione dal mondo o, al contrario di salvezza. Con quale accezione hai scelto tale titolo?\u201d
\nL'isola per me ha chiaramente un'accezione positiva. Io amo le isole, soprattutto quelle piccole. Su un\u2019isola, intesa come posto piccolo con confini ben definiti si possono osservare i semplici principi che\u00a0 sono alla base della vita sociale, quello che crea i presupposti per la realizzazione di mondo\u00a0 come insieme di comunit\u00e0.
\nLa vita sull'isola si basa su equilibri semplici ma anche fragili.\u00a0In questa fragilit\u00e0\u00a0per\u00f2 noi riconosciamo anche grande valore e sacralit\u00e0, riconosciamo la nostra\u00a0responsabilit\u00e0, gli uni verso gli altri. E' importante sentirsi parte di una comunit\u00e0, ma certamente non in senso di esclusione degli altri, di coloro non ne fanno parte.
\nNella scuola di Santa Croce i comportamenti delle singole persone hanno una ricaduta enorme sulla vita delle altre, ma questo vale anche e soprattutto in senso positivo, perch\u00e8 i ragazzi conoscono il valore della parola rispetto.
\nIl fatto che nell'isola vivano circa 25 bambini sordi \u00e8 importante, ma non determinante.
\nNon sono loro l'isola o gli isolani. Anzi, direi che sono particolarmente amati, e la loro attenzione \u00e8 quotidianamente ricercata da tutti gli altri.
\n\u201cI bimbi sordi imparano a comunicare con tutto il loro corpo. Cosa ti ha insegnato questa esperienza di vita?\u201d
\nI bambini sordi hanno una gestualit\u00e0 molto bella, e anche quando cercano di parlare con la voce, fanno grandi movimenti con le bocche. I bambini che vengono da fuori (Milano, Siena, ecc..) imparano, gi\u00e0 dall'et\u00e0\u00a0 di 3 o 4 anni a vivere lontano da casa. Diventano presto autonomi. I pi\u00f9 grandi aiutano i pi\u00f9 piccoli, ma, talvolta i pi\u00f9 piccoli tirano fuori i loro muscoli per non essere sopraffatti dai grandi.
\nQuest'insieme di gestualit\u00e0 e fantasia li rende molto diversi dai bambini iperprotetti della nostra societ\u00e0 maggioritaria, che spesso, nemmeno a 14 anni riescono ad andare a scuola senza l'accompagnamento dei genitori.
\nGli stessi genitori poi, da un lato si pongono innanzi ai figli come sostituti dei loro coetanei, dall\u2019altro cercano in ogni momento di prevenire il rischio che essi si procurino un sano livido, una sbucciatura e persino, in casi estremi, che possano sudare o sporcarsi.
\nI bambini sordi, al pomeriggio sembrano piccoli selvaggi, ma in realt\u00e0 fanno esattamente quello che facevano tutti i bambini fino agli anni '70. Credo che ben pochi bambini udenti riescano divertirsi quanto loro.\u00a0 Le suore, come educatrici sono molto attente, tuttavia lasciano una grande libert\u00e0 ai bambini, anche perch\u00e8 il loro parco giochi \u00e8 un enorme prato su cui ci si pu\u00f2 rotolare senza pericolo, tuffare con il pallone, girare con le biciclette. E' circondato da alberi su cui \u00e8 ancora lecito arrampicarsi.
\nTutto ci\u00f2 per un regista, \u00e8 manna dal cielo, il limite casomai \u00e8 quello di dover scegliere tra una mole di storie e immagini davvero sorprendente.
\n\u201cCome \u00e8 nata la collaborazione con la band Like a shadow? E il tipo di supporto musicale l'hai immaginato fin dall'inizio?\u201d
\nHo montato le prime immagini del lungometraggio usando un brano dei Devotchka tratto dalla colonna sonora di Little Miss Sunshine. Le immagini erano quelle di bambini che giocano con le biciclette, l\u2019acqua e le altalene. Le ha girate Samuele Wurtz, sono molto belle e sono diventate parte delle immagini dei titoli di coda perch\u00e8 lo stile si discostava molto da quelle del resto del film ma non volevo rinunciarvi.
\nLa musica dei Devotchka dava loro un\u2019atmosfera splendida, un misto tra dolcezza, gioia e tanta nostalgia. In quel periodo un amico mi aveva suggerito di lavorare con il compositore Enrico Pasini, il quale mi aveva portato un po\u2019 di musica sua e il cd dei Like a Shadow, gruppo con cui suona. Il cd era \u2018Mu\u2019. Enrico voleva puntava abbastanza su alcuni brani che io non sentivo adatti, poi ho scoperto \u2018The lake\u2019 che, grazie al\u00a0 coro e alla tromba riusciva a restituirmi proprio le emozioni che mi avevano fatto innamorare dei Devotchka: dolcezza, gioia e nostalgia.
\nEcco forse queste sono proprio le parole chiave del film, la dolcezza dell\u2019ambiente, la gioia dei bambini e la nostalgia, quasi sicuramente la mia. Avrei voluto essere uno di loro in ogni momento. Essere parte di questo presente cos\u00ec vicino al passato ed essere accettato nella comunit\u00e0.
\n\u201cChe tipo di pubblico immagini per il film?\u201d
\nCredo che sia riduttivo parlare di documentario, anche se racconta un momento di vita vera. Chiunque coltivi la curiosit\u00e0 di entrare in una scuola elementare di campagna, sedersi a fianco di un bambino e restarvi per un intero anno scolastico, \u00e8 un potenziale spettatore.
\nE\u2019 un punto di osservazione altamente privilegiato, anche se, trattandosi di cinema, un anno scolastico dura solamente 80 minuti.
\nPersonalmente trovo che i film buoni sono quelli che riesco a rivedere pi\u00f9 volte
\nCerti film che ho trovato davvero belli non ho mai desiderato rivederli, altri che magari mi hanno apparentemente colpito meno continuo a ricordarli e a sentirne nostalgia. Magari dopo aver visto un certo viso, un paesaggio o addirittura aver sentito uno strano profumo.
\nCredo che questo tipo di film contengano qualcosa che ha a che fare proprio con il Cinema, una parola che razionalmente sfugge ad una piena comprensione. Una parola che in parte ha a che fare proprio con la scatola dei ricordi.
\n\u201cQual \u00e8 il messaggio principale che ti senti di lanciare con L'isola dei sordobimbi?\u201d
\nNon credo di voler lanciare messaggi, ma credo che ognuno, se lo vuole, addirittura senza fatica vi potr\u00e0 trovare qualcosa di prezioso.
\nNon tanto per merito del film quanto, soprattutto, dei bambini.
\n\u201cPuoi spiegarci le differenze rispetto al cortometraggio \u2018Ivan e Loriana\u2019?\u201d
\nSi tratta in entrambi i casi di documentari senza voce fuori campo e senza interviste, ma le similitudini, a parte il soggetto e i protagonisti, si fermano qui.
\nIo trovo che ci siano differenze fondamentali sul trattamento dei personaggi e dei caratteri che ne emergono di conseguenza.
\nNel cortometraggio ho sentito l\u2019esigenza di isolare i due protagonisti, e raccontare quasi esclusivamente la situazione che mi permetteva di metterli subito in relazione tra loro.
\nNel lungometraggio, invece, io e la montatrice Giusi Santoro abbiamo potuto far iniziare la storia da molto pi\u00f9 lontano. Abbiamo raccontato i problemi di ambientamento dei bambini; problemi che sono alla base del loro rapporto. Abbiamo anche potuto sviluppare il rapporto\u00a0 stesso, arrivando a ribaltare quasi completamente i rapporti di forza tra Ivan e Loriana.
\nUn\u2019altra differenza pi\u00f9 specificatamente legata al montaggio \u00e8 quella che riguarda il ritmo.
\nIl corto \u201cIvan e Loriana\u201d si \u00e8 rivelato efficace grazie, tra le altre cose, al ritmo veloce dei cambi scena; un ritmo che se fosse stato adottato per \u201cL\u2019isola\u201d lo avrebbe reso apparentemente pi\u00f9 vivace, ma, trascorsi i primi minuti di visione, sicuramente anche pi\u00f9 pesante. Avrebbe ben presto esaurito il suo effetto, annoiando poi lo spettatore.
\nTrovo che ci siano tante altre differenza, ma, senza dilungarmi in dettagli, quella che mi salta agli occhi \u00e8 legata alla sordit\u00e0.
\nNel cortometraggio la disabilit\u00e0 \u00e8 stata messa in primo piano, direi quasi sottolineata, mentre nel lungometraggio la sordit\u00e0 viene descritta a fondo solo nella prima parte per poi permettere allo spettatore di dimenticarsene quasi. L\u2019elemento che volevamo far emergere\u00a0\u00a0 era semplicemente \u2018l\u2019essere bambini\u2019, ossia qualcosa di intatto in tutta la sua potenzialit\u00e0 di espressione futura.
\nAlla fine, avremmo forse voluto anche cambiare il titolo del film, eliminando il riferimento troppo esplicito alla sordit\u00e0, ma non ci siamo riusciti. Non ce ne viene in mente nessuno che ci soddisfi pienamente.<\/p>\n
\"Il film \u00e8 forte, e soprattutto \u00e8 interessante poich\u00e8 nessuno parla e spiega, le immagini parlano da sole.
\nForse l'unico limite \u00e8 che si tratta di un esperienza molto cattolica, in cui le suore la fanno da padrone.\"<\/p>\n
Sul fatto che sia cattolica, non ci piove, visto che la scuola \u00e8 gestita da suore ed ho scelto di girare proprio li. Per quanto mi riguarda, non sono un credente praticante, sono uno che deve ancora chiarirsi alcuni dubbi e continua a porsi molte domande a proposito della fede.
\nI soggetti religiosi mi sono sempre sembrati cinematograficamente interessanti, tanto per le tematiche quanto per le potenzialit\u00e0 visive.
\nDa bambino non ho mai frequentato scuole cattoliche, quindi non ho una mia esperienza di vita diretta. Mi sono per\u00f2 sempre immaginato, a torto o a ragione, l\u2019ambiente delle scuole cattoliche come piuttosto rigido.
\nQuando ho iniziato a girare a Santa Croce ero pronto a rappresentare questa rigidit\u00e0, contrapponendola alla leggerezza e spensieratezza dei bambini.
\nMi ero davvero preparato a quello, anche esteticamente, immaginandomi
\nsevere immagini a cavalletto.
\nPoi ho trovato quello che si pu\u00f2 vedere nel film: maestre giovani e suore ottantenni, ricche di energia e di pazienza ma soprattutto di ironia e amore per la vita.
\nNon credo di aver ceduto particolarmente al sentimentalismo, anzi, da alcune maestre sono stato criticato per aver fatto sembrare le suore pi\u00f9 severe e meno amorevoli di quanto siano in realt\u00e0.
\nQuesto film non vuole rappresentare\u00a0metaforicamente tutte le scuole cattoliche, ma solo questa scuola, l\u2019unica che conosco.
\nUn genitore di un bambino udente, dopo aver visto il film mi ha scritto queste frasi, su cui mi trovo molto d\u2019accordo e che credo possano far riflettere: \u201cLa cosa che pi\u00f9 mi ha colpito e che, diciamo cos\u00ec, buca lo schermo, \u00e8 la passione educativa di quelle donne; la loro tenacia, che non nasce dal fatto che sono toste -e lo sono!-, ma dalla stima che hanno di quei bimbi. Una stima a priori, non calcolata o soppesata, non frutto di attese o pretese\u00a0ricambiate. Stimano quei bimbi per il\u00a0motivo che semplicemente ci sono, che li hanno incontrati e che vivono con loro.\u201d<\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
L'isola dei sordobimbi \u00e8 un film documentario che racconta con la sola forza delle immagini, attraverso tanti primi piani di bambini, la bellezza del crescere tutti insieme imparando a comunicare. Titolo Originale: L'isola dei sordobimbi Paese: ITALIA Anno: 2009 Regia: Stefano Cattini Sceneggiatura: Stefano Cattini Produzione: DORUNTINA FILM E GIUSI SANTORO IN COLLABORAZIONE CON ASSOCIAZIONE […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":494,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"spay_email":"","footnotes":"","jetpack_publicize_message":""},"categories":[14],"tags":[],"jetpack_featured_media_url":"https:\/\/i0.wp.com\/www.babyclick.it\/wp-content\/uploads\/2017\/01\/bimbi-sordi.jpg?fit=900%2C652&ssl=1","jetpack_publicize_connections":[],"jetpack_shortlink":"https:\/\/wp.me\/patTsr-5B","_links":{"self":[{"href":"https:\/\/www.babyclick.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/347"}],"collection":[{"href":"https:\/\/www.babyclick.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/www.babyclick.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.babyclick.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/1"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.babyclick.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=347"}],"version-history":[{"count":0,"href":"https:\/\/www.babyclick.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/347\/revisions"}],"wp:featuredmedia":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.babyclick.it\/wp-json\/wp\/v2\/media\/494"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/www.babyclick.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=347"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.babyclick.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=347"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.babyclick.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=347"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}